• Ven. Apr 19th, 2024

Amiâ Zena

Genova è la città più bella del mondo!

La leggenda delle tre gemelle

Diwp_1070568

Ott 28, 2021

Sono certo che molti di voi non hanno mai sentito questa storia…

Molti anni fa c’erano tre sorelle gemelle che erano nate dall’amore di due giovani. Amore che non era accettato dalle rispettive famiglie.

Questi giovani si chiamavano Forza e Amore. Forza era un ragazzo tanto possente quanto dolce, mentre Amore era tanto bella quanto gentile nei confronti di tutti.

Le loro famiglie erano contrarie al loro matrimonio, così i giovani scapparono dal sud Italia e dopo mille vicissitudini si stabilirono in un paese vicino a Genova.

Anche dopo la loro fuga, i loro genitori continuarono a rifiutare la loro unione, tanto che si coalizzarono e chiesero aiuto ad una strega… no, non per farli tornare a casa ma per punirli di quell’affronto.

Pochi anni dopo la fine della prima guerra mondiale, da questa coppia di innamorati nacquero tre gemelle! Anche se ovviamente esistevano già gli ospedali, a quei tempi molte donne partorivano ancora in casa e spesso non erano seguite da un medico ma da una levatrice, di solito una donna ben conosciuta nel paese e con l’esperienza tale da sostituirsi ad un ostetrica.

Amore partorì grazie all’aiuto di una levatrice di nome Vendetta. Questa donna era temuta da tutti in paese, si diceva che fosse arrivata da un paese lontano e nessuno sapeva di preciso dove abitasse.

Vendetta, che fu la prima a sentire piangere le tre sorelline, fu anche la persona che decise i nomi delle tre piccole. Forza e Amore erano due ragazzi ingenui e non conoscevano molto bene la lingua italiana, così non si opposero quando Vendetta diede i tre nomi alle bimbe, le chiamò Invidia, Perfidia e Innocenza.

I due genitori lavoravano tutti i giorni tutto il giorno per sfamare e vestire le tre piccole. Forza con le sue grandi braccia faceva ogni tipo di lavoro manuale, scavava con il piccone lunghe gallerie, portava grandi pietre dal greto del fiume ai cantieri edili, caricava e scaricava sacchi e sacchi di cemento, calce e sabbia… e non si lamentava mai! Percorreva decine e decine di chilometri a piedi ogni settimana per raggiungere i precari posti di lavoro che riusciva a trovare.

Amore, invece, passava le giornate a cucire e tessere lana e cotone per confezionare vestiti per le famiglie agiate del paese. Non avendo i soldi per comprare i filati, le donne del paese le portavano l’occorrente e lei confezionava vestiti degni di regine e principesse. In cambio le davano generi alimentari, spesso scaduti o avanzi che persino i loro cani rifiutavano.

Ma ai due sposini bastava quel poco che avevano per far crescere le bimbe.

Un giorno Amore passo davanti ad una merceria che vendeva vestiti e vide tre piccoli completi da bimba, erano talmente belli che pensò per una volta di fare una pazzia. Era decisa a comprali per le sue piccole gioie, ma sapeva che avrebbe speso una cifra così alta che non gli avrebbe permesso di mangiare probabilmente per settimane… ma ormai aveva deciso, entrò nel negozio pronta a spendere tutti i risparmi.

Aprì la porta dell’ingresso, una campanella attaccata allo stipite suonò e dal retrobottega apparse Ignoranza, la proprietaria. Appena la donna la vide disse: “ah, sei tu? Come ti permetti di entrare nel mio negozio, a persone come voi non è consentito entrare qui dentro, adesso esci e non tornare più altrimenti non ti porterò mai più i vestiti da rammendare dei miei clienti e ti faccio morire di fame!”

Amore, incredula, tornò a casa. Vendetta che si stava prendendo cura delle bimbe la vide triste in volto e le chiese cosa fosse successo. Ella le raccontò l’accaduto e una volta che si fu sfogata Vendetta le disse: “non ti preoccupare ci penso io a sistemare le cose!” Amore non voleva che nessuno sapesse quanto fosse successo e chiese alla vecchia di non interferire in nessun modo!

Dopo poche settimane Ignoranza, la padrona della merceria, si svegliò alle prime luci dell’alba e si accorse che qualcosa in lei era cambiato, non riusciva a proferire parola e e si accorse che qualcosa in lei era cambiato, non riusciva a proferire parola e la sua vista non era la stessa. Andò verso il negozio e più si avvicinava alla bottega e meno riusciva a vedere, a fatica inserì la chiave nella toppa della porta, non appena la aprì sentì sulla mano il colpo della campanella sul legno ma non udì nessun rumore. Eppure, con la poca vista che le era rimasta, riusciva a vedere sfocata la campanella con il suo batocchio ancora attaccato. Mise un piede in negozio e il buio avvolse i suoi occhi. Non riusciva a vedere, non riusciva a sentire nulla! A tentoni spaventata cercò di uscire alla luce del sole, appena mise un piede fuori dalla merceria i suoi occhi iniziarono a vedere di nuovo e le sue orecchie ripresero a sentire anche se il tutto in modo fievole e ovattato. Spaventata come non mai si diresse verso casa e si rese conto che più si avvicinava a casa sua e più le sue condizioni miglioravano. Arrivata a casa decise di tornare a riposare. Dormì tutto il giorno e tutta la notte. La mattina seguente, convinta che avesse solo bisogno di riposo, si alzò di buon ora e si diresse verso la bottega. Aprì a stento la porta, entrò nella buia merceria illuminata dalle luci di una splendida alba, si sedette lì per terra al centro del negozio e aspettò con ansia che arrivasse il primo cliente.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma ad un tratto sentì le braccia di qualcuno che la tiravano su, percepiva che c’erano persone accanto a lei ma non sentiva nessuna voce, non vedeva nulla e sembrava che nessuno volesse rispondere alle sue domande di aiuto. Passò il resto della sua lunga e vuota vita in un istituto per anziani senza poter vedere, sentire o parlare con nessuno.

Amore era l’unica persona che piena di compassione le portava quasi ogni giorno un fiore raccolto sui prati vicini a casa. Ignoranza, pur non potendola ne vedere ne sentire, riconosceva il profumo di Amore e ogni giorno versava lacrime di rimpianto.

Qualche giorno dopo l’accaduto della della merceria, Vendetta si presentò a casa di Forza e Amore con una grossa cesta piena di gomitoli di lana e disse alla sposa “questi filati sono per voi, con questi potrai fare i vestiti alle tue figlie, ti chiedo solo una cosa in cambio, voglio che per Invidia usi sempre e solo il colore rosso, per Perfidia il colore nero e il bianco per Innocenza. Promettimi che seguirai ciò che ti ho detto e ti assicuro che non ti farò mai mancare nulla per le tue bimbe!”

Amore e Forza ovviamente accettarono le condizioni dettate dalla vecchia, nella speranza che il suo aiuto avrebbe permesso loro di far crescere le gemelle in salute e armonia. E così fu!

Le piccole crescevano sempre di più ed erano una più bella dell’altra, Invidia aveva dei bellissimi capelli ricci rossi come il fuoco, la pelle del viso disegnata con mille lentiggini e gli occhi verdi come smeraldi. Era sempre vestita di rosso!

Perfidia era la più alta delle sorelle, con lunghi capelli neri e occhi neri come quelli di un corvo che facevano sembrare la pelle bianca del suo viso candida come la più preziosa delle ceramiche. Lei era sempre vestita di nero.

Innocenza, invece, sembrava un angelo! Indossava sempre abiti bianchi, aveva lunghi capelli biondi e due oceani blu al posto degli occhi.

Tutte le persone del paese erano affascinate da queste tre ragazze e tutte si chiedevano come avessero fatto Forza e Amore a trovare il modo di farle crescere sane e belle nonostante le loro mille difficoltà.

Nessuno poteva sapere che era Vendetta l’artefice del loro successo!

Passarono gli anni e con loro si avvicinò l’inizio della seconda grande guerra. Tutto era in fermento e tutti avevano paura di quello che sarebbe successo da lì a poco. Così quando Vendetta disse a Forza e Amore che avrebbe portato le ragazze in un posto sicuro, lontano dai pericoli, acconsentirono per il bene delle figlie. Dopotutto la vecchia si era dimostrata leale noi loro confronti mantenendo la promessa fatta molti anni prima.

Così le ragazze partirono al seguito della vecchia signora. Per raggiungere il luogo sicuro percorsero diversi chilometri a piedi passando attraverso alcuni paesi dell’entroterra genovese. Tutte le persone che le vedevano passare rimanevano affascinante dalla loro bellezza, ma più di tutti dalla bellezza di Innocenza che sembrava un angelo che portava con se solo buone notizie. Questa cosa infastidiva un po’ le sorelle, Perfidia pensava che fossero solo delle persone inette, mentre Invidia sentiva crescere in lei tanto odio nei loro confronti quanto nei confronti della sorella gemella.

Arrivarono in un paese dove presero un vecchio treno che le avrebbe portate ancora più all’interno nelle valli genovesi. Una volta a bordo, tutti i viaggiatori erano incantati e non potevano resistere alla magia che Innocenza emanava con la sua presenza. Mentre, in disparte, Invidia e Perfidia guardavano infastidite tenendosi per mano, e laggiù in disparte c’era Vendetta che osservava quelle scene con un ghigno nascosto dietro ad una maschera sorridente.

Arrivate al capolinea le quattro donne si inerpicarono su una montagna, dopo pochi chilometri incontrarono un ragazzo con un carro trainato da un bue, egli chiese ad Innocenza se voleva sedersi per evitare di affaticarsi, mentre alle altre sorelle non disse nulla e non le degnò di uno sguardo.

Dentro di loro, le due gemelle sentivano crescere un sentimento che mai avevano provato prima nei confronti della sorella.

Arrivate in quella che molti anni fa era una colonia montana per sole ragazze, iniziarono ad integrarsi con le altre persone. Ma solo Innocenza riusciva davvero ad essere a proprio agio e ben voluta da tutti. Invidia e Perfidia sembravano quasi inesistenti agli occhi di tutti. Fu così che rinnegarono la sorella e decisero che in un modo o nell’altro quella sua supremazia sarebbe finita.

Così una notte decisero di chiedere aiuto a Vendetta. Quella stessa notte tesero una trappola alla sorella, erano decise a farla cadere giù dalla tromba delle scale di quel grande complesso. Organizzarono la trappola in ogni dettaglio, Innocenza si sarebbe avvicinata al parapetto con una scusa e una volta lì, Invidia le avrebbe fatto lo sgambetto mentre Perfidia le avrebbe dato una spinta abbastanza forte da farla cadere giù!

Ecco era tutto pronto, Invidia e Perfidia erano lì nel corridoio di notte e facevano finta di litigare, Innocenza con la sua bontà si avvicinò per sedare quella lite che la faceva soffrire, non sopportava di vedere le sorelle litigare tra loro. Erano tutte e tre vicinissime al parapetto, Invidia e Perfidia erano pronte ad agire. Ed ecco una spinta fortissima da parte di vecchie rugose mani!

Le tre gemelle caddero per quattro piani giù per la tromba delle scale, unite per l’ultima volta una all’altra in un forte abbraccio.

La mattina dopo, al risveglio, le educatrici della colonia trovarono per terra tre vestiti, uno bianco, uno rosso e uno nero. Cercarono le ragazze ovunque nella struttura, nei boschi accanto, corsero nei paesi vicini. Ma di loro non c’era traccia!

Quando Forza e Amore furono avvisati andarono subito nella vecchia colonia e si unirono alle ricerche. Chiesero più volte dove fosse finita Vendetta, perché non era lì a partecipare alle ricerche? Ma nessuno l’aveva mai vista! Le ragazze arrivarono lì da sole dopo aver camminato per giorni e nessuno le aveva mai viste in compagnia di una vecchia signora!

Forse voi non ci avete mai fatto caso ma Forza lo avete visto mille volte nelle mani dei vostri padri mentre Amore la vedete sempre negli occhi delle vostre madri.

Ma dove sono Invidia e Perfidia? Guardatevi intorno e se le vedete nelle persone che sono accanto a voi allontanatele. E prendetevi cura di tutti i bambini, Innocenza vive dentro di loro!

Mentre Vendetta, lei… chissà, speriamo che non esista sul serio!

2 commenti su “La leggenda delle tre gemelle”

Rispondi a Giovanni B Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *